I semi germinati


L’alimentazione dei pappagalli in cattività è forse l’aspetto più discusso da allevatori e appassionati, riguardo al quale ognuno presenta le proprie convinzioni, spesso dogmatiche, senza risultare disposto ad accettare come valide esperienze totalmente opposte. Ciò accade perché, come sempre in biologia, nessuna legge è universalmente valida, ed in circostanze differenti è possibile rilevare risultati perfino contradditori.

In parole povere, non esiste un modo univoco per alimentare un pappagallo e diverse alternative possono rivelarsi egualmente valide, tuttavia, se è vero che la dieta può influenzare in positivo o in negativo diversi aspetti di un animale (la salute a breve o lungo termine, i risultati riproduttivi, il benessere psicologico, la resistenza a differenti fattori di stress, ecc…), si può affermare che alcuni programmi alimentari possono risultare migliori di altri, a seconda che restituiscano buoni risultati su uno o più dei campi suddetti.

Tra gli alimenti maggiormente utilizzati in ornitologia vi sono i semi germogliati, tanto amati quanto disprezzati dai vari amatori del settore.

Secondo la mia opinione, essi rappresentano un pessimo alimento per pappagalli, ma, purtroppo per noi, restano comunque il migliore prodotto di cui - al momento - possiamo disporre in cattività.

Mi spiego meglio: la dieta naturale è senz’altro ottimale e insuperabile, poiché durante la selezione naturale ogni specie ha adattato i propri fabbisogni ed il proprio metabolismo per renderlo perfettamente corrispondente ai cibi disponibili in quella particolare nicchia ecologica. Qualsiasi surrogato venga offerto in ambiente protetto sarà senz’altro inadeguato e ricco di difetti agli occhi di chi lo adopera: non resta null’altro da fare se non ponderare per comparazione i pregi e difetti dei vari alimenti, per concludere quale di essi presenterà il miglior compromesso tra beneficio e danno, ossia quale possa essere considerato il “meno peggio”. Ricordiamo poi che una dieta equilibrata si otterrà comunque da una combinazione dei vari cibi, in modo che possano colmare reciprocamente le proprie lacune.

Non sto quindi affermando che un alimento qualsiasi possa essere totalmente privo di lati negativi, piuttosto invece sostengo che in taluni casi gli aspetti svantaggiosi non debbano rappresentare un deterrente dal farne utilizzo, dal momento che le alternative sul mercato risultano assai più scarse.

Nel caso dei semi germinati, credo che i difetti che spesso intimoriscono molti allevatori derivino da un loro errato utilizzo o negligente processo di preparazione, oppure ancora dalla mancata consapevolezza dei pericoli che possono celare altri tipologie di regimi alimentari.

In questa sede non pretendo di stendere un trattato esaustivo sull’utilizzo dei germogli di granaglie in avicoltura, bensì desidero mostrare come sia possibile eludere (o riconsiderare) le problematiche che spesso scaturiscono dal loro utilizzo, per arrivare ad asserire che questi ultimi, se inseriti in un adeguato regime alimentare, risultano molto utili, per non dire indispensabili, nell’allevamento dei pappagalli.

Di fatto, le lamentele che molto spesso mi capita di udire sull’argomento sono le seguenti:

1)“I semi germinati portano malattie, hanno alta carica batterica e rappresentano un potenziale agente infettivo”.

Dal mio punto di vista appare ovvio che, volendo fornire un alimento vivo, questo non possa essere totalmente asettico: del resto, dovendo ricreare le condizioni ideali per la fioritura della vita all’interno di un seme, le stesse possano essere altresì ottimali per la proliferazione di altri organismi, alcuni dei quali potranno essere patogeni.

Un esempio può essere rappresentato dalle aflatossine, prodotte da alcune tipologie di miceti normalmente presenti nelle granaglie secche vendute in commercio, i quali prolificano in situazione di umidità.

Questi fenomeni possono essere limitati accelerando il tempo di germinazione e utilizzando trattamenti specifici che vadano a mirare i microrganismi presenti lasciando intatte le proprietà del germe.

Ciò che buona parte degli allevatori ignora è che il tempo di preparazione può essere assai rapido e che non risulta affatto necessario poter constatare dall’esterno lo stato di germinazione di tutti i componenti della miscela utilizzata: le granaglie avranno acquisito le proprietà necessarie anche se il germe non ha ancora bucato la cuticola del seme, mostrandosi all’esterno. Al contrario sarà opportuno non permettere ad essi di accrescere eccessivamente (non più di 2-3 mm) poiché oltre tale limite rileveremmo perdite consistente in termini nutrizionali e incremento di patogeni oltre il limite tollerabile.

Molti appassionati realizzano il processo alternando 24 ore ammollo e 24 ore di riposo in umido, un totale di 48 ore: agendo sulla temperatura e mantenendola fissa a 30-35 gradi (con un termometro per acquari, una camera calda o germinatore) appaiono sufficienti 12 ore di ammollo e 8 ore di riposo in umido, dopo di che sarà possibile fornire i semi anche se lo stato di germinazione non sarà esternamente visibile. In tal modo si minimizza la crescita batterica.

Ciò permetterà di preparare il composto giornalmente, evitando un altro errore comune: conservare i semi germinati per più di una giornata.

La conservazione, sia in frigorifero che in congelatore, non risulta indicata poiché mentre nel primo caso si permetterà la crescita di muffe, nel secondo si rischierà di sciupare la parte verde del seme.

Le due tecniche più diffuse per la sterilizzazione del composto sono il trattamento con disinfettante ad uso alimentare (bastano 5 minuti di ammollo in soluzione diluita tra la prima e la seconda fase di germinazione, seguiti da abbondante risciacquo) od un semplice processo di “pastorizzazione”, che consiste nel riscaldare velocemente i semi attraverso l’impiego di un forno a microonde e successivamente raffreddarli altrettanto rapidamente sotto l’acqua fredda.

In entrambi i casi si ottengono buoni risultati, anche se personalmente prediligo la seconda tecnica.

In ultimo luogo, se è vero che un alimento vivo non potrà mai essere totalmente asettico, dobbiamo comunque compararlo con le altre tipologie di alimenti a nostra disposizione, i quali presentano dal punto di vista igienico problematiche non meno preoccupanti.

Essendo impossibile fornire ai nostri animali solamente cibo secco, ecco che:

- la frutta risulterà, se esposta all’aria per qualche ora, un veicolo per molti micro-organismi, oltre ad attirare insetti ed essere molto più impegnativa nella consumazione, tanto che i nostri uccelli vi imbratteranno intere parti della voliera, lasciando che fermenti per più giorni sulle superfici.

- i semi bolliti, pur risultando totalmente sterili a seguito del processo di bollitura, presentano la caratteristica di irrancidire rapidamente, soprattutto se lasciati nella ciotola per un’intera giornata, assumono presto un odore sgradevole e consistenza anomala. I germinati, al contrario, se lasciati a disposizione anche per un’intera giornata, tendono semplicemente a seccarsi e possono comunque essere consumati dagli animali.

La necessità di congelare e scongelare porzioni del composto, nel caso dei bolliti, aumenta inevitabilmente la carica batterica.

2) “Il tempo di preparazione è eccessivo, senz’altro proibitivo per chi si dedica all’allevamento solo nel tempo libero”

Fermo restando che per dedicarsi all’allevamento risulta necessario avere sufficiente tempo a disposizione, si deve tuttavia cercare di ottimizzare ogni operazione, con l’obbiettivo di dedicarsi solamente alle funzioni strettamente necessarie. Automatizziamo ciò che può essere automatizzato, eliminiamo le operazioni superflue e concentriamoci su ciò che può effettivamente aumentare i risultati del nostro aviario.

Chi lamenta l’eccessivo tempo da dedicare al processo di germinazione spesso ha altresì l’abitudine di perdere tantissime energie in operazioni come:

- cambio dell’acqua nei punti di abbeverata e nelle vasche per il bagno: per quanto spesso possiamo pretendere di rinnovare l’acqua, essa sarà comunque stagnante e, a causa delle abitudini dei pappagalli, ritornerà ben presto ad essere un punto di ritrovo per batteri e insetti. Al giorno d’oggi con pochi euro è possibile installare sistemi di abbeverata automatici e impianti di docce con augelli nebulizzatori sopra le voliere: senza dubbio un grande guadagno in termini di tempo e salute degli animali.

- pulizia delle voliere, poiché esse risultano di piccole dimensioni, ammassate in verticale o in batteria, senza un corretto ricircolo dell’aria o con un fondo inadeguato. Ciò costringe l’allevatore a dedicarsi maggiormente alla pulizia, non ottenendo comunque gli stessi risultati rispetto ad ambienti idonei, aperti e ampi, con voliere sospese e distanziate tra loro.

- preparazione di macedonie di frutta o altri cibi molto elaborati: spesso quando vedo allevatori servire decine di ciotole stracolme di macedonia ottimamente mescolata con 5-6 tipi di frutta, perfettamente tagliata a tocchetti, sbucciata e denocciolata, mi viene spontaneo pensare a come, per i nostri pappagalli costretti in voliera, non ci sia nulla di più stimolante che ammazzare la noia rimanendo impegnati nella consumazione di cibo (sbucciando, masticando, triturando, distruggendo un frutto o un vegetale intero per poterne ingerire solo una piccola parte): noi, per compiacere il nostro sguardo e sentirci soddisfatti, ci ostiniamo a perdere tempo per sottrarre a loro il più fondamentale passatempo.

- controllare in modo maniacale i nidi, compromettendo la giusta privacy dei riproduttori, e dedicarsi metodicamente all’allevamento a mano.

A differenza delle operazioni suddette, che potrebbero tranquillamente essere riviste, dedicarsi a preparare giornalmente un buon alimento base per garantirsi ottimi risultati in riproduzione, come ad esempio i semi germinati, mi pare sia un passaggio fondamentale e indispensabile, che non può essere sostituito da nessun alimento preformulato.

Se si segue la corretta procedura di preparazione, inoltre, il tempo da dedicare ai semi germinati si minimizza: sarà sufficiente ricordarsi di mettere in ammollo la miscela dopo aver finito di alimentare gli animali e, a sera, risciacquare il composto e avvolgerlo in uno straccio pulito, che verrà lasciato in ambiente caldo fino a quando non sarà necessario rinnovare le ciotole nelle voliere. A tal punto un ulteriore risciacquo ci sottrarrà solo pochi minuti e avremmo presto pronto il nostro misto di germogli.

 

3) “Non è poi così vero che i semi germinati hanno proprietà maggiori rispetto a quelli ammollati o bolliti, o comunque non abbastanza da giustificare un loro impiego”

I benefici dei germogli sono riconosciuti: possono contenere fino a 100 volte più enzimi della frutta e della verdura cruda permettendo all’organismo di estrarre più vitamine, minerali, aminoacidi e grassi essenziali dagli alimenti.

Il contenuto di vitamine e acidi grassi essenziali aumenta in modo impressionante durante il processo di germinazione. Ad esempio, a seconda del tipo di germoglio, il contenuto nutrizionale può aumentare fino a 20 volte il valore originale.

I germogli dei semi di girasole e dei piselli sono in cima alla lista di tutti i semi che si possono germogliare e sono in genere circa 30 volte più nutrienti degli stessi semi non germinati.

Durante la germinazione i minerali, come calcio e magnesio, si legano alle proteine, rendendole maggiormente biodisponibili, quindi oltre ad aumentare il tasso proteico migliora anche l’assimilazione. Essi contengono in particolare vitamina E, vitamine del gruppo B e vitamina K, solitamente carenti negli uccelli da gabbia. Migliorando il rapporto calcio/fosforo si hanno altresì vantaggi nella deposizione e nella crescita.

Nonostante ciò, alcuni sostengono che nel processo di germinazione l’aumento del tasso proteico è lieve rispetto ad una miscela secca. Anche la diminuzione del rapporto calorico è poco rilevante e gli oligoelementi contenuti possono essere apportati molto più agilmente con integratori vitaminici e minerali.

Questa ultima obiezione è assai discutibile, poiché ogni integratore presenta un alto rischio di sovraddosaggio, i cui effetti sono molto più deleteri della carenza. Inoltre l’impressione di maggior facilità è solo apparente, perché i multivitaminici si degradano velocemente in acqua e devono essere rinnovati costantemente.

Il beneficio che apportano i germinati, oltre ad essere evidente con il tempo in termini di piumaggio e vivacità dell’esemplare, può essere testimoniato in riproduzione da chiunque abbia provato a impiegarli: i risultati sono evidenti e indubbi, soprattutto nel processo di preparazione alle cove, dove agiscono nella regolazione dell’attività ormonale dei pappagalli.

Ciò, per alcuni, può apparire inspiegabile e non si capacitano di come alcuni alimenti commerciali, pur avendo caratteristiche organolettiche di gran lunga migliori, non restituiscano i medesimi risultati.

L’errore nasce quando si è troppo abituati a pensare solamente in termini teorici e attribuire la qualità di un alimento solo sulla base dei suoi caratteri analitici, ossia della percentuale di proteine, grassi, vitamine, ecc…

Così facendo spesso si trascura gli effetti che un alimento può avere dal punto di vita psicologico: in tal senso, il punto forte dei semi germinati, ancor più delle proprietà nutrizionali, è la capacità di fornire uno stimolo di tipo ambientale.

Allo stato selvatico, la rinascita della natura e la disponibilità di germogli, così come l’aumento del fotoperiodo e un’abbondante umidità, suggeriscono agli animali che è giunta la stagione propizia per la riproduzione: i semi germinati, così come quelli allo stato immaturo o lattiginoso, sono gli unici alimenti disponibili in cattività in grado di emulare tale fenomeno.

Del resto, come ben sappiamo, lo stimolo di tipo psicologico e ambientale è di gran lunga più efficace rispetto a quello puramente alimentare: inoltre, un’errata ponderazione di quest’ultimo può essere causa di pesanti problemi all’organismo.

4) “La sola miscela germinata non rappresenta un’alimentazione completa e per questo li uso solo in piccole dosi, per brevi periodi dell’anno”.

Nessun alimento può costituire da solo l’alimentazione di un pappagallo, certamente rispetto ad altri cibi, il germinato è quello che più rassomiglia l’alimentazione naturale e che presenta meno lacune rispetto ai rispettivi concorrenti in ambiente protetto: più salutare dei semi secchi, più completo dei bolliti, più nutriente di frutta e vegetali, più naturale e sano dal punto di vista psicologico) di estrusi e preformulati.

La completezza del germinato dipende ovviamente dal tipo di miscela utilizzata: le grandi aziende mangimistiche non producono miscele germinabili sufficientemente equilibrate da poter rimpiazzare la fornitura di cibo secco.

Molti allevatori tentano di far germogliare il normale misto per pappagalli, troppo povero di proteine, o il misto per colombi, contenente legumi ma quasi privo di grassi e ricco di carboidrati.

Negli ultimi anni molti allevatori hanno approntato miscele personalizzate, appositamente formulate per la germinazione e dedicate a determinate specie, dal mio punto di vista credo che si possa costituire una buona base universalmente valida per tutte le specie addizionando al misto per colombi semi singoli per aumentarne il tasso proteico e lipidico: pisello, veccia, canapa e girasole. In tal modo risulta anche possibile apportare modifiche alle proprietà nutrizionali della miscela a seconda del periodo e per tale ragione ho adottato la somministrazione dei germinati come alimento principale per l’intero corso dell’anno, ad eccezione dei periodi particolarmente rigidi e della muta, in cui uno “scarico alimentare” rende maggiormente efficace la stimolazione nel seguente periodo riproduttivo.

Normalmente compongo un misto con i seguenti ingredienti: 50% misto per colombi, 20% piselli gialli, 15% girasole, 10% veccia, 5% canapa, aumentando grassi con le specie dal metabolismo maggiormente veloce, utilizzando una maggior quantità di veccia e canapa con le specie di minor dimensione o addizionando anche fagioli in caso di ara, ecletto, cenerini e cacatua.

Naturalmente occorre verificare la qualità delle granaglie che si desidera utilizzare, evitando prodotti vecchi e malamente conservati. Il test di germinazione potrà aiutarci ad orientarsi tra i vari fornitori: sarà sufficiente lasciare i semi in umido per un periodo di tempo maggiore e osservare quale percentuale di granaglie giungerà a completa germinazione. Una buona miscela germina per l’80-90% dei suoi componenti.

5) “L’utilizzo dei germinati può dare aggressività intraspecifica, verso il partner o verso i figli”

Mi è capitato di ascoltare numerose testimonianze di allevatori di specie dall’indole aggressiva, in cui successivamente alla somministrazione di germinati, il maschio, eccitato dalla nuova fornitura, ha aggredito la femmina o i piccoli con conseguenze talvolta fatali. Ciò a scoraggiato i proprietari dall’utilizzare alimenti stimolanti, basando l’alimentazione solo su cibi secchi.

Il problema dell’aggressività intraspecifica è senza dubbio complesso e non affrontabile in questa sede, ma senza dubbio le variazioni alimentari possono rappresentare una causa di traumi, dal momento che il maschio tende ad entrare in estro più velocemente rispetto alla femmina e, se il cambiamento si presenta troppo repentino, quest’ultima può trovarsi a non essere ancora predisposta agli accoppiamenti che il maschio pretende.

Ogni variazione alimentare andrà quindi affrontata con gradualità: non si può prendente di alimentare una coppia a semi secchi tutto l’anno e dedicarsi poi alla somministrazione di un’alimentazione corretta solo quando risulta utile solo ai fini della riproduzione.

Personalmente impiego i germinati durante tutto l’arco dell’anno, facendo solamente piccole pause di un mese o due al massimo in determinati periodi: la stimolazione avviene quindi variando gradualmente la tipologia di semi nella miscela, introducendo quantità di insetti e proteine animali o aumentando la percentuale di pastone proteico che è sempre miscelato alla miscela umida al termine della preparazione. Impiegando questa tecnica anche con cacatua, caicco e amazzoni non ho riscontrato episodi di violenza che fossero imputabili all’alimentazione.