Riproduzione


Come creare una buona coppia da riproduzione

Quando la stagione cove è ormai alle porte, fin dagli inizi del corrente anno solare, molti allevatori incominciano a ponderare le corrette azioni atte a predisporre i requisiti necessari per una soddisfacente riproduzione.
Con le coppie già adulte e collaudate, l'impiego di una mirata variazione alimentare, rappresentata dall'introduzione nella dieta cibi umidi, freschi e maggiormente proteici, al fine di simulare l'arrivo della stagione delle piogge, preceduta da una corretta preparazione nutrizionale - più volte illustrata in altre discussioni - e abbinata all'impercettibile aumento del fotoperiodo caratteristico del periodo primaverile, potrà spesso bastare per spronare gli esemplari all'estro e avviare tutta quella serie di processi che realizzeranno la riproduzione.
Ciò si rende sufficiente poiché già conosciamo le esigenze individuali dei soggetti, i quali si riveleranno precedentemente assuefatti al genere d'alimentazione che siamo soliti fornire, alla tipologia di nido disponibile, all'ambiente circostante e - più in generale - alle nostre prassi d'allenamento.
I primi problemi cominciano a sorgere con esemplari giovani o recentemente acquistati, del tutto imprevedibili in fatto di preferenze e abitudini comportamentali (ricordiamo sempre quanto sia complessa la psicologia dei pappagalli; è perciò plausibile che il comportamento del singolo individuo possa distaccarsi dalle tendenze della specie)
In questo testo, tenterò di illustrare i passaggi fondamentali per ottenere una buona coppia riproduttiva, ossia come correggere gli errori dei giovani inesperti e, parallelamente, come interpretare le necessità degli individui appena acquistati. 
Ma iniziamo con ordine: l'acquisto.
Innanzi tutto è sempre preferibile acquistare esemplari giovani, in quanto presentano una psicologia più malleabile e, conseguentemente, saranno meglio disposti ad accettare il nuovo partner a cui verranno affiancati, oltre alle nostre modalità d'allevamento ed alimentazione; con un soggetto più anziano l'impresa risulterà più ostica, poiché tenderà a prediligere le condizioni di mantenimento che hanno caratterizzato i suoi primi anni di «rodaggio riproduttivo». 
Una parte del lavoro può considerarsi conclusa se ci accertassimo di acquisire un esemplare proveniente da una linea di sangue robusta e sana, i cui componenti siano stati allevati nel rispetto delle caratteristiche etologiche della specie, evitando ibridazioni, meticciamenti ed accoppiamenti erronei o consanguinei, che potrebbero indebolire il ceppo provocando spiacevoli tare genetiche.
Presupponendo che l'acquirente abbia ricevuto un uccello sano con un buon potenziale, quali procedimenti occorre rispettare per trasformare un qualsiasi esemplare in un performante riproduttore?
1)Accoppiare gli animali in modo compatibile: più volte abbiamo spiegato come, per sperare in buoni risultati, sia necessario che entrambi i partner siano affiatati e sincronizzati in tutte le varie fasi della vita di coppia (rammentiamo che ogni pappagallo può possedere il proprio carattere ed una diversa socievolezza, motivo per cui l'unione di un maschio ed una femmina non ci darà la sicura garanzia di aver formato una coppia).
Nelle coppie poco compatibili, un qualsiasi approccio tra i compagni potrebbe sfociare in un litigio o - nei caso meno estremi - riscontreremo mancanza di volontà riproduttiva; talvolta accade che uno dei due membri (solitamente la femmina) tenti uno sforzo, non totalmente supportato dall'altro. In ogni caso, ammesso che possano giungere ad accoppiarsi, i risultati appariranno comunque carenti ed insoddisfacenti.
La sintonia tra i riproduttori può essere verificata tramite il loro comportamento: operazioni di preening, scambi vicendevoli di cibo, accoppiamenti pre-riproduttivi, ecc... sono da interpretare in tal senso come indizi auspicabili.
2)Stimolare il picco ormonale in egual misura in entrambi i partner: le coppie non ancora collaudate in riproduzione, devono imparare a sincronizzare la propria attività ormonale, al fine di entrare in estro in maniera contemporanea.
Questa permessa si rende indispensabile poiché, soprattutto nelle coppie neo-formate, i riproduttori devono ancora conoscersi l'un l'altro: può quindi accadere che il maschio, eccitato dall'alimentazione iper-proteica, pretenda un'accoppiamento che la femmina non è disposta a concedere, o - al contrario - la femmina potrà dimostrarsi in procinto di deporre senza che la copula sia stata effettuata correttamente. 
Il linea trasversale a tutti gli Psittacidi, possiamo affermare che, mentre l'estro del maschio può essere scatenato principalmente da variazioni nutrizionali e climatiche, nella regolazione dell'increto femminile entrano in gioco anche altri fattori, quali la presenza di un nido idoneo e/o materiale per l'infrasco.
Preso atto di ciò, sarà nostra premura osservare attentamente il comportamento dei riproduttori e, rilevata la loro condizione ormonale, ponderare la fornitura di cibi eccitanti con lo scopo di regolare l'estro maschile in funzione degli atteggiamenti della compagna; di fatto, così come accade nella maggior parte delle specie, il maschio tende a predisporsi all'accoppiamento in modo più rapido ed immediato.
3)Individuazione del modello di nido prediletto: è bene rammentare che non esiste un nido formato «standard» per la riproduzione di ciascun Psittacide, ma alcuni soggetti sembrano non conformarsi con le generali abitudini della specie, esplicitando preferenze prettamente individuali.
Può accadere che una coppia, pur presentando un buon grado d'affiatamento e dimostrandosi ampiamente disposta a riprodurre, non prenda possesso della cassetta o, nelle occasioni più palese, deponga in siti fortuiti ed improvvisati.
Il primo passa da effettuare, pertanto, sarà accertarsi che la struttura preposta soddisfi le necessità etologiche della specie e si dimostri ubicata in un luogo sicuro, sopraelevato e sufficientemente protetto; se tutti i requisiti sembrano corrispondere, potremo tentare di posizionare in voliera differenti modelli di nido, lasciando libera scelta ai riproduttori.
Per esperienza personale, posso affermare che - in simili situazione - la problematica più diffusa consiste nell'illuminazione interna del nido: molti proprietari sono indotti a credere che una minor quantità di luce possa portare gli animali a sentirsi più protetti e riservati nella camera di cova. 
Nulla di più vero, se pensiamo ai numerosi pappagalli «di foresta», estremamente schivi e riservati; tuttavia, gli Psittacidi provenienti da regioni desertiche e steppose - quali australiani in particolar modo - sono soliti nidificare nelle concavità dei rami spezzati, il cui ingresso può presentare lo stesso dimensionamento della cavità di nidificazione: in tal caso, la coppia potrà sentirsi al sicuro solo in cassette decisamente illuminate, talvolta munite di fori d'ingresso sovra-dimensionati.
Inutile precisare che non tutte le riproduttrici di rivelano egualmente sensibili sotto questo aspetto, tuttavia nei casi più problematici potremo procedere con la realizzazione di piccoli fori sulle pareti verticali o perfino con la temporanea rimozione della copertura del parallelepipedo, opportunamente sostituita da una rete metallica.
È ammissibile che una coppia non si trovi a proprio agio nella voliera e stenti ad assumere confidenza con l'ambiente, seppur esso sia stato progettato «ad hock» per accogliere una determinata specie.
In simili situazioni non v'è alcun teorema universale che potrà tornarci d'aiuto, ma occorrerà intraprende un'operazione d'arricchimento ambientale, fornendo diversi stimoli psicologici attraverso una buona e variegata alimentazione, associata alla naturalizzazione dell'ambiente circostante.
4)Correzione delle irregolarità durante l'incubazione: in alcune specie, come Lori o Pionites, non è raro assistere alla distruzione delle uova o ad un ritmo d'incubazione poco costante durante i primi anni d'esperienza delle giovani coppie.
Tali anomalie tendono solitamente a risolversi con il progredire dell'età; tuttavia possiamo tentare di agevolare gli animali nell'individuazione della corretta strategia di cova, sostituendo agli embrioni fertili alcune uova finte nel corso della prima settimana dopo la deposizione. Di fatto, dopo tale periodo, le probabilità di danneggiamento delle uova diminuiscono drasticamente e, in parallelo, gli animali dovrebbero incominciare ad incubare con più regolarità: di conseguenza, potremo reinserire nel nido le unità precedentemente asportate.
Una volta che la cova è iniziata in modo contiguo, verrà abbandonata dagli esemplari solo per cause eccezionali, quali la presenza di acari rossi, spaventi notturni, approvvigionamento alimentare irregolare, insicurezza dell'alloggio, infertilità degli embrioni o troppa interferenza umana.
5)Nutrire i pulcini in maniera omogenea: soprattutto se l'incubazione è stata avviata fin dalla prima deposizione, ci troveremo a riscontrare una notevole differenza d'età tra i vari pulli presenti nella nidiata, comportando - di conseguenza - una vasta sperequazione tra gli apporti somministrati ai soggetti ad un differente livello di sviluppo: in parole povere, i pulli più robusti e possenti tenderanno a monopolizzare le imbeccate a discapito dei fratelli minori, tutto ciò sotto gli occhi ignari dei genitori ancora inesperti.
Col trascorrere delle stagioni, i riproduttori impareranno sincronizzare la deposizione per consentire una nascita quasi contemporanea dei pulli; ciò nonostante potremo comunque ricorrere al procedimento sopra descritto od - in alternativa - supportare il lavoro genitoriale con l'imbeccata artificiale (sempre verificando che gli adulti consentano una nostra interferenza dell'alimentazione dei pulli).
6)Assuefare i riproduttori alle nostre tecniche nutrizionali: un'alimentazione buona, ricca e variegata rappresenta sicuramente una variabile fondamentale per lo sviluppo fisico dei novelli. Tuttavia, prima di mettere in riproduzione una coppia, occorre accertarsi che quest'ultima accetti di buon grado di consumare i cibi forniti e che l'organismo dei riproduttori non presenti carenze nutrizionali di vario genere.
L'importanza dell'alimentazione non è sottolineata solamente in termini qualitativi, ma anche quantitativi: se l'approvvigionamento di cibo è insufficiente o irregolare, i genitori potrebbero giungere a trascurare la prole; volendo ottenere risultati soddisfacenti dovremmo predisporre una buona varietà di cibo adeguato su una base sistematica e coerente.
Inoltre gli Psittacidi sono creature abitudinarie e sono stimolati ad entrare in estro quando le condizioni sono ideali, soprattutto a livello di buone scorte alimentari: pertanto, prima di permettere la riproduzione, accertiamoci che gli esemplari abbiano imparato ad assumere con regolarità i cibi che adopereremo durante l'allevamento dei nidiacei.
7)Eludere le manifestazioni d'aggressività nei confronti dei novelli: i genitori stressati e frustrati sono spesso indotti a dar sfogo alle loro emozioni sui giovani pullus.
Molto spesso, tuttavia, tale fenomeno è scatenato dalle precedenti esperienze riproduttive di una coppia che, avendo assistito al fallimento sistematico delle covate precedenti, ha sviluppato un atteggiamento di iper-protettività. (La depredazione del nido con scopi d'allevamento a mano si rivela, quindi, una delle principali cause più immanenti di queste turbe comportamentali).
Altre volte ancora, il fenomeno della pica è scatenato in maniera volontaria da femmine inesperte che effettuano un'eccessiva operazioni di preening su propri pulli.
In ogni caso, gli eventi scatenanti degli attacchi violenti possono essere molteplici: potrebbe trattarsi di una comune manifestazione di aggressività nei confronti dei pulli, troppo restii nell'abbandonare il nido materno; oppure ancora, può essere sinonimo di notevole stress mentale nei riproduttori, principalmente causato dalla mancanza di stimoli psicologici.
Per contenere il problema in attesa dello svezzamento, si consiglia di fornire una buona quantità di passatemi ed alimenti dalla consumazione impegnativa (semi in spiga, rami da a corteggiare, frutta secca), al fine di distrarre e sfogare i riproduttori.
È di fondamentale importanza che non vengano strappate le piume remiganti o timoniere: solo in quest'ultima situazione, si rivela indispensabile procedere con la rimozione dei novelli oppure ricorrere ad una balia; in alternativa, se i novelli sono quasi autosufficienti, è possibile dividere i soggetti con una grata, controllando che i genitori continuino ad alimentare i nuovi nati attraverso di essa.
8)Incoraggiare i riproduttori: può apparire anomalo, ma una coppia che ha ricevuto risultati incoraggianti dalle prime nidiate, tenderà a riprodursi con maggior lena, sempre perfezionando le proprie tecniche.
Al contrario, potremo ben immaginare come uccelli che hanno fallito i primi tentavi procreativi ricadranno in un ciclo di allevamento negativo, in cui i problemi si moltiplicheranno esponenzialmente: a tal punto, potrà rendersi estremamente utile un intervento qualificato da parte dell'allevatore che potrà indirizzare i pappagalli in una routine positiva, ove possano vedere premiati i loro sforzi e acquisire più rapidamente competenze positive su incubazione e genitorialità.
Ad esempio, nel caso rilevassimo comportamenti erronei all'interno di una coppia, raccomando di non procedere immediatamente con la riduzione di uova o pulli, ma di apprestarsi ad eseguire le operazioni già illustrate, poiché si rischierebbe di innescare un incremento della problematica durante le successive stagioni; analogamente, nel caso una coppia abbia deposto uova non gallate, potremo sfruttare la femmina in cova come balia per piccoli od embrioni altrui. 
Per concludere, ritengo di poter affermare che i soggetti ancora giovani ed inesperti che presentano qualche problematica durante le prime covate, non sono necessariamente da considerarsi cattivi ed insoddisfacenti riproduttori.
Non è affatto insolito prendere atto come buona parte degli esemplari meglio capaci e performanti, abbiano rivelato non pochi intoppi in riproduzione nei primi anni di vita.
La morale di questo semplice trattato è pertanto la seguente: il nostro contributo nel fornire un ambiente ottimale e garantire una gestione idonea è fondamentali per aiutare gli uccelli a realizzare un allevamento in piena potenziale.

Tempi di incubazione, involo e svezzamento

Tempo di incubazione
Il calcolo della data di schiusa è tutt'altro che una "scienza esatta"; i motivi appaiono ovvi: innanzitutto perché non possiamo stabilire con certezza il momento esatto in cui è stata avviata l'incubazione; secondariamente la durante della cova potrà essere influenzata da innumerevoli fattori, quali umidità, temperatura esterna, numero di uova; in ultima analisi occorre ipotizzare che la coppia abbia cominciato a riscaldare subito dopo la deposizione della prima unità: in tal caso, se il primo embrione non completasse il suo sviluppo, le nascite successive avverrebbero in maniera ritardata.

Per tale ragione, salvo non si possieda una videocamera ad infrarossi ubicata all'interno nel nido, risulta consigliabile ispezionare l'interno delle cassette con un ritardo di almeno qualche giorno rispetto l'effettiva data di schiusa calcolata su basi teoriche: tale precauzione elude l'interferenza da parte dell'allevatore durante un processo così delicato come la perforazione del guscio, compromettendo la buona riuscita del risultato finale.

Età d'involo
Così come per la durata della cova, anche l'età d'involo può essere influenzata da innumerevoli variabili, prime fra tutte i livelli qualitativi e quantitativi dell'apporto nutrizionale, ed - in secondo piano - anche foggia e dimensione del nido, temperatura ed umidità ambientale, oltre alla numerosità della nidiata.
Inutile precisare come una camera di cova spaziosa e confortevole, abbinata all'eventuale presenza di tunnel d'ingresso e la ridotta aggressività dei genitori, contribuirà a ritardare il fatidico momento dell'abbandono del nido.

Parallelamente, l'alimentazione dei novelli è prettamente subordinata alla quantità, varietà ed appetibilità dei cibi forniti ai genitori, così come il loro tasso proteico ed altre caratteristiche organolettiche degli stessi; non trascuriamo, inoltre, l'influenza del fotoperiodo sul numero giornaliero d'imbeccate, l'eventuale concorrenza di altri fratelli maggiori e l'esperienza dei genitori in ambito riproduttivo.

È bene ricordare che, nel caso in cui i giovani pappagalli presentino un ritmo di crescita costante e sostenuto, un leggero temporeggiamento ad abbandonare la struttura materna non dev'essere interpretato come segnale negativo, ma - al contrario - un involo ritardato resta sempre preferibile ad una fuoriuscita prematura; in tali casi, tuttavia, sarà sempre bene verificare lo stadio di sviluppo degli animali ed il loro stato di salute, al fine di escludere l'ipotesi di limiti psico-fisici che potrebbero interferire col normale svolgimento della vita in voliera.
E’ inoltre raccomandabile evitare di accelerare forzatamente le varie fasi riproduttive, salvo il presentarsi di cause di forza maggiore, quale l'aggressività da parte dei genitori.  

Indipendenza
La necessità di un'interpretazione elastica delle tabelle sotto riportate, ribadita nei due paragrafi precedenti, rimane valida altresì per l'età d'indipendenza.
In ultima analisi possiamo affermare che, se l'involo è avvenuto in maniera ritardata, risulterà prudente e razionale prolungare in egual misura anche il periodo di svezzamento.

Si intenda per "indipendenza" la condizione psico-fisica degli esemplari che permette l'espletamento di tutte le funzioni vitali in assenza delle cure parentali.
Detto ciò, non ci risulta difficile comprendere come il ruolo dei genitori possa rivelarsi determinate nel processo d'apprendimento dei giovani e, conseguentemente, maggiore sarà il tempo trascorso a fianco di esemplari adulti e maggiore risulteranno le capacità d'adattamento e le future abilità riproduttive dei novelli.
In conclusione, pertanto, l'età d'indipendenza non corrisponde matematicamente all'età di svezzamento, poiché sarebbe preferibile mantenere uniti genitori e figli un periodo ulteriore di almeno qualche settimana, sempre che ciò sia reso possibile dal sovraffollamento dell'alloggio o dall'aggressività dei riproduttori.