L'alimentazione dei pappagalli granivori


Introduzione

In natura, i pappagalli granivori si nutrono principalmente di semi lattiginosi, germogli, pollini, frutti, erbe spontanee e, talvolta, piccoli insetti: si tratta di un'alimentazione molto ricca dal punto di vista organolettico, difficilmente imitabile in un ambiente artificiale.
Allo stato captivo, il nostro compito consiste nel ricreare i fabbisogni naturali specie-specifici, sempre sfruttando un'ampia varietà di alimenti e mai dimenticando che qualsiasi cibo può risultare dannoso se somministrato in dosi massicce, senza il giusto senso della misura.
Come ha affermato la celeberrima R. Low: "La chiave dell'alimentazione è la varietà".
Una dieta equilibrata non può essere composta da un'unico alimento base, ma è il risultato di un'enorme puzzle composto da vari cibi, combinati tra loro in modo impeccabile, con lo scopo di completare ogni esigenza.
Un pappagallo, inoltre, non possiede la capacità di autoregolarsi nell'assunzione di alimenti: i soggetti tendono a preferire i cibi più grassi ed energetici, causando a lungo andare numerose patologie a carico del fegato, obesità ed vari disturbi epatici.
Le sostanze ricche di lipidi, infatti, sono le stesse che garantiscono una dose massiccia di energia disponibile per lungo tempo: tutti gli pappagalli, perciò, prediligono i cibi maggiormente calorici, assicurandosi un'importante riserva alimentare.
Per evitare questa selezione, occorre proporzionare adeguatamente le varie forniture di alimenti, obbligando gli animali a consumare tutti i cibi a disposizione.
Nelle righe sottostanti, andremo ad analizzare le tipologie di prodotti più diffuse nell'allevamento degli Psittacidi.

Misti di semi secchi

Le miscele di semi vengono tradizionalmente utilizzate come alimento base nella dieta di tutti i pappagalli granivori.
Si tratta di un cibo molto appetibile e altamente energetico, purtroppo abbastanza carente dal punto di vista nutrizionale: presentano, infatti, un basso contenuto di proteine, vitamine e minerali, di conseguenza anche uno scorretto rapporto calcio/fosforo.
Restano comunque un prodotto fondamentale nella dieta degli Psittacidi, anche se non possono rappresentare un alimento esclusivo.
Per evitare sprechi e squilibri, è consigliabile fornire la miscela secca per quasi metà del consumo quotidiano: in tal modo, gli animali saranno costretti a consumare tutti gli ingredienti disponibili, senza selezionare i semi più appetiti, lasciando ""spazio"" per altri alimenti di vario genere.
Con la maggior parte dei pappagalli in mio possesso, ad esclusione di ondulati, agapornis ed altri parrocchetti dal metabolismo abbastanza spartano, sono solito somministrare una discreta quantità di semi secchi solo durante il periodo di riposo, ovvero per circa sei mesi all'anno: a partire da inizio febbraio fino ad agosto inoltrato, il comune misto verrà in parte o completamente sostituito con legumi e cereali bolliti, semi germinati ed altri alimenti che avrò occasione di approfondire in seguito.
Una buona miscela dovrebbe essere composta da un'elevata percentuale di scagliola, che permette di ottenere una prodotto ben bilanciato ed evitare accumuli di grasso: al contrario di quanto credono in molti, questo seme può essere consumato anche da pappagalli di grossa taglia come are, cacatua e cenerini.
La scagliola, infatti, si presenta più ricca di proteine rispetto a miglio e panico, ma al contempo anche meno calorica.
Altri ingredienti utilizzabili sono: 
- semi farinacei, tra i quali abbiamo già citato il panico ed il miglio, oltre all'avena e al grano saraceno
- semi oleosi come niger, canapa, cartamo, girasole, Lino, ravizzone...
Un altro seme particolarmente consigliato per comporre le miscele, è il cardo mariano: possiede infatti innumerevoli proprietà rigeneranti, rinfrescanti, depuratrici e curatrici del fegato, evitando l'affaticamento di tale organo durante il consumo di cibi troppo calorici.
Sarebbe consigliabile utilizzare 4 tipi di misti per Psittaciformi, appositamente creati a seconda delle dimensioni e delle esigenze alimentari:
- un misto ipocalorico, caratterizzato da una granulometria ridotta; dedicato ad ondulati, neophema ed altri piccoli parrocchetti australiani
- un misto abbastanza leggero, formulato con una sufficiente percentuale di canapa, niger e cartamo, ricco di scagliola e miglio; utilizzato per l'allevamento di agapornis, forpus e australiani di taglia media
- un misto composto da sementi più grossolane, contenente una media percentuale lipidica; ideale per pappagalli di maggiori dimensioni ma caratterizzati da un modesto fabbisogno di grassi, come amazzoni, conuri, cacatua bianchi e rosa, asiatici di taglia media e parrocchetti sud-americani.
- un ultimo misto discretamente grasso e contenete sementi più grandi e oleose (girasole, zucca, arachidi...); dedicato a pappagalli che presentano un regime alimentare molto calorico come grandi Psittacula, Poicephalus, cenerini, are e via dicendo.
Nei mesi invernali potremo aumentare il tenore di grassi per aiutare gli animali a sopportare meglio le temperature rigide

Estrusi e pellettati

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Gli alimenti preformulati sono comparsi per la prima volta all'inizio del nuovo millennio e sono dotati, al momento della preparazione, di tutti gli ingredienti necessari per un'alimentazione definita "completa".
Personalmente ritengo fondamentale l'utilizzo di una discreta quantità di granulati, per apportare alla dieta tutte le sostanze indispensabili che risultano carenti nelle miscele secche o nella frutta delle nostre zone.
Un ottimo compromesso, oggi ritenuto il più valido e tuttora adottato da numerosi allevamenti di rilevanza mondiale, consiste nell'occupare una parte del fabbisogno giornaliero utilizzando mangimi estrusi, colmando le porzioni rimanenti con una notevole varietà di cibi (semi, legumi, vegetali, pastoni) forniti in dosi ben ponderate: quando gli animali avranno terminato gli altri alimenti, consumeranno la giusta razione di estrusi o pellettati, riequilibrando tutta la dieta.
La corretta quantità di preformulati è compresa tra il 40 e il 50% sul totale: tale percentuale permette di apportare all'organismo le sostanze necessarie, senza compromettere la varietà dell'alimentazione.
Occorre precisare che una dieta esclusivamente basata su pellet/estrusi, può rivelarsi dannosa nel tempo, sia dal punto di vista psicologico che da quello metabolico, influendo perciò sulla salute e la forma fisica del soggetto.
Ricordiamo sempre la straordinaria complessità psicologica di questi animali: un soggetto alimentato con una dieta monotona, si dimostrerà presto apatico; sicuramente il suo stato di stress potrà ripercuotersi sulle prestazioni riproduttive (sopratutto sulle capacità d'imbeccata), sulla vivacità degli esemplari e, in generale, sullo stile di vita.
Oltretutto bisogna considerare che nessun tipo prodotto è perfettamente equilibrato: essendo per la maggior parte prodotti multi-specie, troveremo sempre qualche sostanza presente in eccesso o in difetto rispetto alle esigenze alimentari individuali.
Perciò è necessario sottolineare che gli estrusi sono indispensabili per somministrare agli animali molte sostanze non reperibili altrove, ma non devono costituire un cibo esclusivo, nè configurarsi come alimento base: rappresentano, invece, un importante tassello nell'ampio programma alimentare che forniremo ai nostri soggetti.
La differenza sostanziale tra estrusi e pellettati, sta nel processo di fabbricazione.
Gli estrusi vengono fabbricati ad alte temperature per eliminare tutti i batteri patogeni: perciò gli aromi naturali, le vitamine e altre componenti vengono distrutti. I fabbricanti cercano di reintegrare le sostanze perse a fine fabbricazione, ma il prodotto finito risulterà comunque meno naturale del pellet. Inoltre, alle alte temperature le proteine vengono denaturate, diventando più digeribili.
Un'altro particolare punto di forza degli estrusi consiste nel basso tasso di umidità, che li rende pressoché inattaccabili da muffe e batteri.
I pellettati vengono invece compressi a basse temperature. Perciò si tratta di prodotti più naturali rispetto agli estrusi, e quindi più graditi dagli uccelli, ma al contempo meno digeribili.
Inoltre con il pellet il produttore è obbligato a utilizzare prodotti di alta qualità, mentre con gli estrusi non possiamo verificare la bontà delle materie prime.

Frutta, verdura e altri vegetali

Senza alcun dubbio, sono alimenti indispensabili nell'alimentazione di qualsiasi specie: possiedono la funzione di imitare il vastissimo numero di alimenti vegetali che i pappagalli reperiscono in natura.
Le erbe prative sono largamente gradite e altrettanto salutari: purtroppo alle nostre latitudini sono reperibili solo per pochi mesi l'anno, inoltre l'alto tasso d'inquinamento nelle nostre città, ne rende impossibile - o quantomeno rischioso - la raccolta nei centri urbani.
Le erbe più utilizzate sono il tarassaco, la piantaggine, il centocchio bianco, la carota selvatica, la cicoria, l'erba medica...
Al contrario, la frutta e gli ortaggi selezionati si presentano più poveri di sostanze, ma d'altra parte, possiamo disporne per tutto il corso dell'anno.
La loro fornitura resta comunque di fondamentale importanza: per convincere i soggetti più restii, risulta utile preparare una ricca macedonia contenente varie tipologie di frutta tagliate a tocchetti.
Alcune specie come i Calopsitte, gli ondulati e alcuni pappagalli africani, si presentano mal disposti nei confronti di questi alimenti; tuttavia sarà bene insistere fino a quando i soggetti non si saranno abituati a consumarli nella giusta quantità.
Altri pappagalli, come gli Psittacula, gli ecletti e buona parte dei parrocchetti sud-americani sono grandi consumatori di frutta, verdura ed altri vegetali freschi.
La sopracitata "macedonia" potrebbe essere fornita senza limitare le qualità, tuttavia sarebbe consigliabile somministrare pochi cucchiai di preparato al giorno per ogni soggetto (normalmente da 2 a 4 a seconda della taglia), riducendo gli sprechi ed evitando la formazione di batteri e muffe.
Tale dose dovrebbe corrispondere a circa il 10% del consumo quotidiano.
I frutti più indicati per i pappagalli sono: mela, pera, banana, frutti di bosco, agrumi, albicocca, melone, ciliegie, kiwi, fragole, pesca, uva, ecc...
La papaya rappresenta un alimento indispensabile nella dieta degli Psittacidi: oltre ad essere il frutto con il maggior rapporto calcio/fosforo esistente, si presenta particolarmente simile ai vegetali che molti uccelli esotici reperiscono in natura, anche grazie all'elevato contenuto di proteine e zuccheri semplici.
Ai pappagalli caratterizzati da un'elevato fabbisogno di acidi grassi, come le are, i Poichepalus, alcuni Psittacula e i cacatua neri, possiamo somministrare piccoli grappoli di datteri di palma. 
Tra la frutta dannosa troviamo solo l'avocado, inoltre bisogna ricordare che tutti i semi delle rosacee (mela, pera e così via) contengono una discreta quantità di sostanze cianogenetiche, che tramutano in cianuro durante la digestione.
I cibi ricchi di vitamina C sono ottimi solo se somministrati con moderazione: gli Psittacidi sono predisposti a soffrire degli eccessi di ferro nel sangue che, se non venisse espulso attraverso i lobuli epatici, potrebbe portare anche alla morte del soggetto.
La vitamina C contribuisce inesorabilmente a questo processo; inoltre tutti i pappagalli sono in grado di autosintetizzare tale vitamina, rendendo superfluo qualsiasi supporto alimentare.
Per quanto riguarda la verdura, tra le varie tipologie che possiamo fornire citiamo la carota, cicoria, radicchio, finocchio, spinaci, broccoli, melanzane, zucca, peperone, verza, ecc...
Occorre sempre preferire la somministrazione di verdure a foglia carnosa e alimenti ricchi di betacarotene, precursore diretto della vitamina A, indispensabile per l'organismo e piuttosto carente nella maggior parte dei cibi presenti nelle nostre zone.
Alcune verdure a foglia larga, come certe insalate, sono altamente sconsigliate, essendo troppo ricche d'acqua e povere di sostanze.
Infine ricordiamo che tutti cibi umidi stimolano alla riproduzione, imitando la diversa disponibilità alimentare durante la stagione delle piogge: questo particolare vantaggio può ritornare utile durante la preparazione alle cove.

Miscele di legumi e cereali

Si tratta di misti caratterizzati da un alto contenuto di proteine e carboidrati, ma contemporaneamente poveri di lipidi: costituiscono quindi un supporto ideale per tutti i pappagalli, in grado di rimpiazzare la miscela di semi secchi.
Sono composti principalmente da piselli secchi, veccia, fagioli, frumento, avena, lenticchie, sorgo, canapa, ceci e soia, e possono essere forniti sia bolliti, che ammollati oppure germinati.
Il giusto compromesso consiste nel bollire il composto per circa un'ora, dopo almeno 12-16 ore di ammollo: in tal modo si ottiene una morbida zuppa dalla eccellenti proprietà nutrizionali, molto digeribile grazie al processo di denaturazione delle proteine avvenuto durante la cottura.
Legumi e cereali bolliti rappresentano degli alimenti indispensabili durante l'allevamento dei nidiacei e la preparazione alle cove, forniti in sostituzione alla normale miscela secca: oltre al consistente tenore proteico, l'alta digeribilità, e la spiccata appetibilità, possiedono il vantaggio di accelerare l'operazione d'imbeccata grazie alla morbida consistenza.
Durante il periodo di riposo, invece, la somministrazione di queste miscele dovrà essere ridotta a piccole integrazioni settimanali, evitando che i riproduttori possano entrare in estro durante una stagione non idonea all'allevamento dei nidiacei, il che potrebbe comportare notevole stress per i soggetti e pericolosi scompensi ormonali.
Le aziende mangimistiche hanno sviluppato una buona varietà di miscele dedicate ai pappagalli, tuttavia è sempre possibile formulare un prodotto personalizzato, oppure acquistare un mangime per colombi viaggiatori.

Pastoni

Ci troviamo in presenza di un'altro "pilastro" dell'alimentazione tradizionale.
Esistono varie tipologie di pastoni: morbidi, secchi, all'uovo, con insetti, per frugivori, medicati-vitaminizzati...
Un particolare vantaggio di questi prodotti è l'alta digeribilità, dovuta allo scarso contenuto di ceneri e fibre: sono quindi considerati un'ottimo alimento durante l'allevamento dei novelli, ma anche un buon supporto alimentare nei periodi più critici (come la muta e l'inverno).
Attraverso il pastone, infatti, è possibile somministrare una miriade di prodotti curativi/integrativi che sarebbe impossibile fornire in mescolanza ad altri alimenti.
Durante la riproduzione è necessario utilizzare un buon pastone secco, con un tasso proteico compreso tra il 18 e il 22%, e un tasso lipidico variabile a seconda delle specie.
Per stimolare gli esemplari a consumarne la giusta quantità, risulta spesso necessario inumidirlo con una piccola parte d'acqua, possibilmente aggiungendo un goccio d'olio d'oliva; le rimanenze dovranno essere rimosse dopo qualche ora, evitando così la formazione di pericolose muffe.
Un buon pastone secco è costituito da sfarinati di cereali, legumi e prodotti di panificio, con l'aggiunta di vitamine, minerali e aminoacidi.
Per aumentare la percentuale proteica, e di conseguenza anche l'appetibilità, è possibile mescolarvi una parte di pastone per insettivori o, ancor meglio, una manciata di gamberetti gammarus ogni due chilogrammi di prodotto.
Inoltre, è considerata una buona abitudine inserirvi una parte di polline in granuli, eccellente multivitaminico nonché ottimo rappresentante dell'alimentazione naturale, in ragione del 5-10% sul totale.
Molti psittacidi, soprattutto australiani, asiatici e africani, non gradiscono i pastoni dalla granulometria troppo fine: per i pappagalli di grossa taglia è possibile sostituire una parte di sfarinati con fioccati di buona qualità, possibilmente inumiditi.
Il pastone morbido, invece, è caratterizzato da una bassa percentuale di proteine e una buona concentrazione di lipidi: può essere somministrato come integratore durante la muta, oppure come supporto energetico durante i periodi più delicati.
In commercio, inoltre, sono reperibili buoni pastoncini per insettivori e frugivori, caratterizzati da un'alto contenuto di proteine nobili: possono essere utilizzati per spronare all'estro i riproduttori oppure come integratori per alcune specie particolari (come Caicchi e Kakariki)

Semi germinati

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Insieme alle spighe immature e alle erbe prative, vengono considerati gli alimenti più affini in assoluto alla dieta naturale; inoltre sono ricchissimi di vitamine, minerali, aminoacidi e antiossidanti.
Purtroppo, in ambiente artificiale, la loro gestione è considerata piuttosto complessa: la preparazione, infatti, richiede spesso molto tempo e attenzione, per evitare la formazione di muffe e batteri patogeni.
Uno dei tanti vantaggi di questo alimento, oltre alle eccellenti proprietà nutrizionali, è la capacità di predisporre gli animali in un atteggiamento riproduttivo.
La ragione appare ovvia: grazie alla fornitura di alimenti germinati, viene simulato l'arrivo della primavera e la rinascita della vegetazione, interpretata dagli animali come una sicura garanzia di abbondanza di cibo.
Rappresentano inoltre un ottimo alimento durante l'allevamento dei novelli e un integratore indispensabile nel periodo di muta.
Le aziende zootecniche hanno sviluppato buone miscele dedicate alla germinazione: le sementi più utilizzate per tale scopo sono il miglio, l'avena, il frumento, il cardo, il Niger e la canapa
La preparazione consiste nel lasciare in bagno il preparato per 16-24 ore, possibilmente aggiungendo una piccola quantità di sali quaternari di ammonio (comune amuchina) per limitare la carica batterica. Dopo l'ammollo, occorre sciacquare il misto sotto l'acqua calda corrente e lasciarlo riposare in un recipiente di plastica dal coperchio forato.
Sarà necessario risciacquare i semi almeno 3 volte al giorno prima di veder spuntare i germogli.
I chicchi potranno essere forniti singolarmente, in mescolanza al pastone o ai semi bolliti; si rivela di fondamentale importanza somministrare il prodotto prima che il germe abbia superato i 2-3 mm di lunghezza, per evitare un'abbondante perdita di sostanze nutritive.
I semi germinati possono essere conservati per 3-4 giorni in frigorifero, in modo da ridurre il carico di lavoro giornaliero.

La varietà prima di tutto

Si calcola che - allo stato selvatico - alcune specie di pappagallo riescano a reperire oltre 300 tipi di alimenti differenti: un numero spropositato se paragonato alla monotona dieta che forniamo ogni giorno.
Nelle nostre voliere, è pressoché impossibile riprodurre tale varietà; tuttavia si rivela indispensabile adottare un programma alimentare estremamente ricco di ingredienti, per evitare che i nostri soggetti cadano in un'irreversibile stasi psicologica.
Varie tipologie di frutta, verdura, sementi, legumi, cereali, pastoni e cibi selvatici, ci aiuteranno a migliorare i risultati riproduttivi, stimoleranno le coppie all'imbeccata e manterranno gli animali sempre attivi e vitali. 
Bisognerebbe considerare, inoltre, che tutti i pappagalli trascorrerebbero all'incirca il 75% del tempo diurno alla continua ricerca e consumazione del cibo.
In cattività questa operazione è più che mai rapida, motivo per cui - durante la giornata - si andranno a creare numerosi momenti di vuoto, difficilmente colmabili da altre attività.
Dovremo quindi preoccuparci di somministrare alimenti dalla consumazione impegnativa, che intrattengano i pappagalli nel rosicchiare, rompere, frantumare...
Alcuni cibi che permettono di distrarsi nella manipolazione sono: spighe di graminacee lattiginose, pannocchie di mais immaturo, grappoli di frutta secca, frasche ricche di boccioli e fiori, rami da scortecciare e quanto altro è possibile reperire.
In questo gruppo di alimenti rientrano anche le numerose bacche (ginepro, mirto, coji, lentischio...) carrube, peperoncino e fichi secchi ammollati.
Un'altro metodo che ho largamente sperimentato negli anni, consiste nel distribuire le fasi alimentari su più momenti della giornata, simulando il continuo foraggiamento dei pappagalli in natura.
Al mattino presto potremo fornire cibi freschi, come frutta, verdura, semi germinati ed erbe prative.
Prima di mezzogiorno e nel pomeriggio inoltrato forniremo le ultime due razioni, composte prevalentemente da cibi sostanziosi, come semi secchi o legumi bolliti, mentre gli estrusi potranno essere lasciati a disposizione, a patto che non vengano intaccati dall'umidità.

 

Per aumentare la varietà della dieta risulta estremamente utile ricorrere alla pratica del foraging

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Frutta secca

La frutta secca, oltre a costituire l'alimentazione naturale di molte specie di psittacidi, è ricchissima di acidi grassi, ipercalorica, molto gradita agli animali e spesso utile durante la stagione fredda.
Le nocciole risultano molto appetite ai pappagalli di grossa taglia esclusivamente se fornite immature: una volta secche, non sono sempre ben accette.
Potranno quindi essere somministate appena raccolte dall'albero, ancora munite di guscio e buccia coriacea, meglio se in grappoli di 3-4 frutti: oltre che un ottimo alimento ricco di vitamine e minerali, costituiranno anche un importante stimolo psicologico.
Discorso differente è per quanto riguarda le noci, le quali vengono consumate principalmente se ben mature, meglio se private del guscio.
Nonostante l'elevato contenuto di grassi, raramente vengono prese in considerazione dai pappagalli di piccola taglia, come calopsite e agapornis, che preferiscono consumare i pinoli.
Anche questi ultimi possiedono un tasso lipidico superiore al 50%, e generalmente vengono graditi da tutti gli Psittacidi.
Ultimamente faccio largo uso di datteri di palma, somministrati in piccole quantità porzionate: oltre ad apportare un discreto numero di calorie, contengono una buona dose di betacarotene.
Per quanto riguarda le dosi da somministrare durante l'inverno, occorre suddividere gli psittaciformi in due macro-gruppi:
- pappagalli caratterizzati da un'altro fabbisogno lipidico, come are, cenerini, Poichephalus, cacatua neri e Psittacula di grossa taglia (alessandrini e derbiana): con queste specie possiamo fornire frutta secca anche a giorni alterni, ovviamente moderando le dosi
- pappagalli caratterizzati da diete più magre e leggere, gruppo nel quale rientrano la maggior parte dei parrocchetti australiani, cacatua bianchi, amazzoni e alcuni parrocchetti sud americani: potremo fornire frutti grassi e oleosi con cadenza bisettimanale, meglio se settimanale.
Altri frutti secchi frequentemente utilizzati in ornitologia sono le castagne, le mandorle ed alcuni arachidi

Alimenti di origine animale

Durante il periodo d'allevamento, molti allevatori sono soliti utilizzare piccole quantità di proteine animali, imitando le abitudini naturali di buona parte dei pappagalli.
Le proteine nobili possono essere reperite nell'uovo sodo, in insetti e larve come le tarme della farina, oppure ancora nelle carni magre e nel pesce.
Alcuni autori consigliano di somministrare crocchette per gatti e felini, in modo da aumentare il tenore proteico senza incrementare la percentuale di lipidi, ma si tratta di un metodo che personalmente non ho mai utilizzato.
Come già accennato, al giorno d'oggi le aziende mangimistiche riescono ad offrirci valide alternative, come ad esempio dei pastoni per frugivori-insettivori, ricchi di insetti e sottoprodotti di origine animale.
Con tutti i parrocchetti australiani inoltre, sono solito allungare la miscela secca con una manciata di gamberetti gammarus, in ragione di una manciata ogni 2 chili di misto.
Le tarme della farina vengono apprezzate solo da alcuni pappagalli, come le specie provenienti da zone montuose (alcuni Psittacula e Psilopsigon) o altri Psittacidi come Pionites, kakariki, Poicephalus e Platycercus.
Si rivelano spesso utilissime per spronare all'estro i riproduttori, fornendo poche camole per soggetto fino alla comparsa del primo uovo.
È buona norma somministrare cibo vivo proveniente dal nostro allevamento, in caso contrario dovremo preoccuparci di rimuovere l'intestino delle tarme
Alcune specie non sono in grado di rimuovere l'esoscheletro dell'insetto, il quale è costituito da cheratina, una proteina filamentosa difficilmente digeribile: perciò si raccomanda di utilizzare solamente soggetti giovani, che abbiamo appena concluso la muta e che si presentino di un bel color bianco-latte.
Un altro punto di forza degli insetti è l'elevato rapporto di proteine/grassi, comune solo al pesce e all'albume dell'uovo.
L'uovo sodo potrà essere somministrato ben tritato (guscio compreso), per impedire agli animali di consumare solo il tuorlo, più ricco di grassi e colesterolo.
Anche la carne può rappresentare una buona integrazione, spesso dal difficile utilizzo a causa della massiccia presenza di grassi saturi. 
È raccomandabile utilizzare solo carne magra come pollo o tacchino, sbollentata e lasciata asciugare prima della fornitura.
In alternativa possiamo utilizzare un po' di tonno fresco, anche se non risulta così gradito come la carne.
Qualsiasi prodotto tra quelli menzionati si decida di somministrare, è bene ricordare che la loro fornitura dev'essere saltuaria e occasionale.

Supporti minerali

Allo stato selvatico, potremmo spesso osservare (soprattutto verso sera) stormi di psittaciformi abbeverarsi in grandi pozze stagnanti e fangose: una strana abitudine che ai nostri occhi può apparire poco igienica, in realtà l'acqua contenuta in questi stagni è straordinariamente ricca di minerali e oligoelementi, elementi indispensabili che i pappagalli riescono ad assumere soltanto durante l'abbeverata.
In cattività, per ovvi motivi, non risulta possibile riprodurre questo comportamento: si rende quindi necessaria una giusta integrazione alla dieta, per compensare tale carenza.
Oltre al tradizionale osso di seppia ed al blocco di sali iodati, i quali dovrebbe essere sempre presenti nelle voliere, esistono molte altre modalità per arricchire l'alimentazione dei nostri animali.
Durante l'allevamento, ad esempio, possiamo aggiungere al pastone o al misto bollito un buon integratore di calcio in polvere. Un'alternativa molto valida è senza dubbio il sale ci roccia Hymalaiano, molto economico e ricco di minerali puri.
Il grit marino, ma soprattutto quello insolubile, rappresenta un alimento dal difficile utilizzo, in quanto potrebbe essere ingerito in quantità così elevate da comportare blocchi intestinali o costipazioni.
Un altro metodo illuminante e degno di nota, ad oggi utilizzato solo da pochi allevatori, consiste nel mescolare all'acqua dei beverini una piccola quantità di argilla verde, minerale molto consigliato non solo per l'alta concentrazione di oligoelementi, ma soprattutto per le proprietà rigenerati e rinfrescanti che lo caratterizzano.
Circa 2 volte a settimana, possiamo miscelare un cucchiaio di argilla verde ventilata per litro d'acqua, lasciando riposare per una notte il composto in un recipiente sigillato e somministrando la bevanda negli abbeveratoi la mattina seguente.
Ricordiamo infine che molti minerali indispensabili, tra cui il calcio, non possono essere assimilati dall'organismo in assenza di vitamina D3, sintetizzata a sua volta grazie alla luce solare.
Se i nostri soggetti non possiedono la disponibilità di esporsi ai raggi del sole, oppure vengono mantenuti in locali illuminati con una comune luce artificiale, sarà nostro dovere provvedere a somministrare un'integratore di tale vitamina per compensare la mancanza.

Altri integratori artificiali

Questi alimenti particolari, come dice il nome stesso, sono stati creati per essere forniti in situazioni eccezionali, non come mezzo di prevenzione.
Esistono multivitaminici, concentrati di sostanze, probiotici e prebiotici, supporti per la muta, per la deposizione, per l'accrescimento, fitoterapici, depuratori del fegato, antistress... e potrei non smettere di citarne.
Non potendo soffermarmi su ogni singolo prodotto, tengo a precisare le modalità di somministrazione.
L'abitudine più comune consiste nel disciogliere l'integratore (liquido o in polvere) nell'acqua del beverino.
Tuttavia questa modalità può comportare un notevole spreco di prodotto, senza considerare il fatto che molte sostanze (ad esempio le vitamine) tendono a deteriorarsi in fretta se esposti in alla luce o se mescolati in combinazione al cloro (presente nella normale acqua di rubinetto).
Inoltre alcune specie di pappagalli provenienti da regioni aride, tendono ad assumere una scarsa quantità d'acqua nel corso della giornata.
La pratica migliore è somministrare i prodotti curativi attraverso il pastone morbido (nel caso di polveri solubili) oppure cospargendo gli alimenti umidi più graditi, naturalmente rispettando le quantità adeguate.
Come già affermato, gli integratori non devono servire come sostituti ad una dieta varia ed equilibrata, ma possono essere utilizzanti solo nei casi in cui si rendono necessari.
Alcune tipologie di prodotti necessitano di essere abbinati a specifici alimenti perché possano dimostrarsi efficaci.
I probiotici, ad esempio, non riusciranno a attecchire se il Ph del tratto intestinale non si presenterà acido: in tal caso, sarà necessario addizionare all'acqua di bevanda una sostanza acidificante, come l'aceto di mele o il succo di limone.

Leggi anche l'articolo sull'utilizzo di integratori all'aloe vera, cliccando sul pulsante sottostante (aggiornato al 24/09/2020):


Programmi alimentari stagionali

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Senza alcun dubbio, le variazioni stagionali sono di fondamentale importanza nei nell'alimentazione dei pappagalli, principalmente per due motivi: per soddisfare le diverse esigenze nutrizionali, che - ricordiamo sempre - variano in continuazione, e per simulare la naturale alternanza delle stagioni, regolando i cicli fisiologici e riproduttivi.
Appare ovvio che, a seconda del periodo, ogni soggetto necessiterà di diversi supporti alimentari, in base al tenore di vita che sta conducendo: in inverno, ad esempio, occorrerà incrementare la percentuale di lipidi, durante la riproduzione quella di proteine, infine la muta richiederà una maggiore concentrazione di acidi grassi e sostanze regolatrici (proteine e minerali).
Inoltre, gli Psittaciformi si dimostrano meno sensibili rispetto ad altri uccelli ai diversi parametri ambientali (umidità, fotoperiodo, temperatura). Le variazioni alimentari, perciò, svolgono un ruolo indispensabile per scandire il susseguirsi delle stagioni: per fare un esempio, la fornitura di cibi umidi e germinati simula l'arrivo della stagione delle piogge, spronando gli animali all'estro, mentre una semplice riduzione della quantità di cibo disponibile potrebbe innescare fenomeni di falsa muta.

Periodo di riposo

Durante il riposo, che per molte specie incomincia con la conclusione della muta e termina con l'inizio del ""freddo intenso"", fornisco un'alimentazione abbastanza povera di proteine e ipocalorica, non trascurando una dose constante di cibo fresco.
Somministro la miscela secca per il 50% del consumo quotidiano, occupando il fabbisogno restante con 40% estrusi e 10% frutta e verdura.
Sono sempre gradite piccole integrazioni settimanali con pastone, germinati o misto bollito.

Inverno freddo

Per gli animali che alloggiano all'esterno, sono solito apportare alcune modifiche al regime alimentare del periodo di riposo.
La fornitura di frutta e verdura verrà temporaneamente sospesa, per evitare la formazione di muffe (molto pericolose con l'umidità invernale) e impedire agli animali di entrare in estro in condizioni non idonee alla riproduzione; gli estrusi verranno aumentati al 50% della razione quotidiana, mentre la dose di semi secchi resterà intatta. 
Inoltre saranno somministrate adeguate porzioni di frutta secca e altri cibi altamente calorici, per aiutare gli animali a sopportare meglio le basse temperature.
Tale programma alimentare viene adottato ogni anno nei mesi di dicembre e gennaio, interrompendosi con l'inizio della preparazione alle cove.

Preparazione alla cova

In natura l'arrivo della stagione riproduttiva è preannunciato da stimoli molto forti per gli animali, che il predispongono in un atteggiamento riproduttivo e li preparano all'arrivo delle cove.
I cibi altamente proteici, umidi e germinati, simuleranno l'arrivo della primavera e l'aumentare della disponibilità di cibo, favorendo il picco ormonale dei riproduttori e garantendo migliori risultati durante l'allevamento.
Inoltre, bisogna considerare anche il valore strettamente organico: una buona preparazione permette di apportare all'organismo tutti gli elementi necessari per allevare la prole in modo ottimale.
Durante la preparazione alimentare alle cove, che andrebbe incominciata dai 30 ai 90 giorni dalla deposizione (periodo molto variabile a seconda delle specie), incremento il tenore proteico della dieta, impiegando estrusi appositamente formulati per la riproduzione e rimpiazzando la miscela secca con legumi, cereali, pastoni e altri alimenti già descritti.
Incomincio a fornire anche una buona quantità di cibi umidi quali frutta, verdura, germinati, spighe immature e via dicendo.
I carboidrati e gli zuccheri semplici dovranno essere aumentati a causa del maggior dispendio di energie, mentre i lipidi saranno ridotti al minimo indispensabile, sia per evitare di appesantire il metabolismo, sia perché, grazie alle miti temperature primaverili, non si rende necessaria un'importante somministrazione di alimenti oleosi e calorici.
Possono rivelarsi necessarie anche ulteriori integrazioni vitaminiche e minerali: un maggiore apporto di calcio, ad esempio, aiuterà le femmine nella formazione del guscio delle uova e faciliterà la crescita scheletrica dei piccoli pulli. 
Nel periodo che precede la deposizione, ogni giorno sono solito fornire i seguenti ingredienti così proporzionati: 20% misto di legumi e cereali bollito, 10% semi germinati, 10% pastone secco o altri alimenti affini, 10% semi secchi, 10% frutta e verdura, 40% estrusi dall'alto tenore proteico.

Riproduzione

Durante la fase di incubazione e allevamento dei nidiacei, aumento ulteriormente la percentuale di proteine nella dieta e cerco di prediligere gli alimenti caratterizzati da una consistenza morbida e cremosa, che permettono di accelerare l'operazione d'imbeccata.
Fino a quando i novelli non avranno raggiunto all'incirca i 30 giorni di vita, sospendo temporaneamente la somministrazione di frutta e verdura per evitare pericolosi stati diarroici che potrebbero compromettere la salute dei nidiacei.
In questa fase occorrerebbe fornire quotidianamente: 40% misto di legumi e cereali bollito, 10% semi germinati, 10% pastone secco o altri alimenti affini, 40% estrusi dall'alto tenore proteico.
Agli Psittacidi di piccola taglia, ogni giorno potremo fornire un composto formato da pastone secco proteico, addizionato a piccole percentuali di semi germinati e legumi-cerali bolliti.
Dopo l'involo, si renderà indispensabile la fornitura di un'enorme varietà di alimenti, per stimolare i novelli a nutrirsi autonomamente: semi in spiga (sia secchi che lattiginosi), erbe prative, grappoli di frutta secca...

Muta

Per molti pappagalli, la conclusione del periodo riproduttivo coincide con l'inizio del muta, che alle nostre latitudini corrisponde con i mesi di luglio, agosto e settembre.
La modifica che apporto al regime alimentare durante la muta, riguarda la diminuzione del tasso proteico e l'aumento in percentuale dei cibi freschi e acquosi.
A seconda della specie che stiamo considerando, inoltre, aggiusto l'alimentazione somministrando piccole porzioni di pastone morbido (ricco di acidi grassi e utile per migliorare il piumaggio), pannocchie di mais immaturo, bacche di vario genere ed altri prodotti di panificio.
Il mio programma alimentare durante questo periodo può essere così riassunto: 20% misto legumi e cereali bollito, 10% semi secchi, 10% semi germinati, 10% alimenti "selvatici" e pastone morbido, 10% frutta e verdura, 40% estrusi formula ""Mantenimento"". 
Alla fine di agosto alcune specie possono intraprendere un secondo ciclo riproduttivo, mentre la per maggior parte degli Psittaciformi incomincerà un lungo periodo di riposo, che culminerà con l'arrivo dell'inverno.