l'alimentazione dei pappagalli durante la riproduzione

Come tutti ben sappiamo, l’alimentazione è uno dei fattori principali che può determinare il successo riproduttivo nell’allevamento degli Psittacidi.

Una buona base alimentare e la dedizione nel curare la dieta dei riproduttori sono prerogative indispensabili per:

1) simulare l’alternanza stagionale, poiché adottare programmi nutrizionali differenti in base al periodo dell’anno è fondamentale per indicare ai nostri animali l’arrivo della primavera e della stagione degli amori: per molte specie, in natura, la stagione umida e dell’abbondanza succede alla stagione magra e secca e ciò rappresenta il segnale che è giunto il momento propizio per riprodursi. Passare da una dieta basata su alimenti secchi e ipoproteici a somministrazioni più abbondanti, ricche di cibo fresco e soprattutto germinato può simulare per i nostri animali l’arrivo della primavera.

2) indurre l’attività ormonale: la ricchezza organolettica e l’abbondanza di alimenti stimola senza dubbio il picco ormonale, cosi come una dieta magra e secca può inibirlo. In particolare il tasso proteico e calorico, segno in natura di una maggiore disponibilità alimentare, induce all’estro gli Psittacidi. Anche vitamine liposolubili e lipidi insauri, contenuti negli oli, nella frutta secca, nei semi riscaldanti come la canapa e il lino, giocano un ruolo fondamentale in quanto precursori dei principali ormoni steroidei implicati nella riproduzione.

3) Apportare elementi essenziali alle attività riproduttive: mi riferisco soprattutto a calcio e vitamine, necessari all’ovodeposizione, ma non solo… anche proteine, utili allo sviluppo dell’apparato riproduttore e della muscolatura, nonché alla crescita dei pulli; acidi grassi essenziali, indispensabili per la corretta gamentogenesi, sia maschile e femmine; oligoelementi, per il mantenimento di una buona regolazione corporea… e via discorrendo. E’ stato inoltre dimostrato che un’alimentazione mirata fin dai primi mesi dopo lo svezzamento può incidere, oltre che sulla qualità dello sviluppo delle gonadi, anche sulla rapidità nella maturazione sessuale, permettendo la riproduzione anche con diversi anni di anticipo rispetto alla media.

4) Garantire la salute psico-fisica degli animali, in quanto una dieta variegata, oltre che sana, permette di ottenere riproduttori meno stressati e aggressivi, di limitare turbe comportamentali e fenomeni di pica sulla prole.

Ogni allevatore segue un proprio programma nutrizionale e, occorre precisare, l’efficacia di ognuno di questi dipende dalla tipologia di specie riprodotte, dalle abitudini degli esemplari e dall’ambiente di cui si dispone.

In questa sede mi limiterò a descrivere le caratteristiche e la procedura di preparazione dei principali alimenti che possono risultare utili nel raggiungimento dei quattro obiettivi sopra menzionati: la loro combinazione, la ponderazione delle dosi e la modalità di somministrazione restano esclusivamente all’abilità e all’esperienza di ciascun allevatore, poiché è in ciò che principalmente risiede il successo riproduttivo.


Semi germinati


Tanto temuti dagli allevatori per le fantomatiche muffe che potrebbero veicolare, quanto indispensabili per spronare l’estro negli Psittacidi.

Le loro qualità sono innumerevoli: innanzi tutto rappresentano l’alimento più affine in assoluto alla dieta naturale dei pappagalli e sono in grado di combinare, al contrario di frutta e verdura, l’alto tasso proteico con la presenza di vitamine e minerali indispensabili.

Credo che qualitativamente siano il migliore alimento che in cattività sia possibile fornire ai nostri animali; purtroppo risultano spesso snobbati per due problematiche molto comuni: il tempo di preparazione e, come già detto, l’alto carico batterico che potrebbero presentare.

Tuttavia, se si segue la corretta preparazione è possibile ridurre il rischio di infezioni a livelli comparabili ad altri alimenti vegetali, oltre diminuire notevolmente la fatica della loro gestione.

Una volta prelevata la quantità di sementi necessarie, si procederà al risciacquo facendo scorrere acqua corrente in un setaccio di dimensioni opportune, fino a rende limpida l’acqua di scolo.

Successivamente i semi verranno ammollati per 24 ore in un volume d’acqua almeno doppio a quelli di miscela, ad una temperatura di circa 30 gradi: in inverno si potrà sfruttare la presenza del calorifero, mentre in primavera autunno si potrà ricorre all’utilizzo di una camera calda o un termoriscaldatore per acquari. Durante questo periodo di tempo le granaglie assorbiranno liquido fino a raggiungere un peso quasi triplo rispetto al secco.

Alcuni allevatori fanno seguire all’ammollo un ristagno di 30 minuti in amuchina, seguito da abbondante risciacquo in acqua calda: personalmente ho eliminato questa fase a mio avviso superflua senza troppi indugi, sebbene continui a consigliarla agli allevatori un po’ troppo apprensivi.

La miscela, cosi ben lavata, verrà avvolta ancora umida in uno straccio pulito per 12 ore, alla medesima temperatura di ammollo, in una bacinella priva di coperchio: ciò sarà sufficiente per provocare la germinazione di molte componenti del misto: non è necessario che il germe sia visibile perché la granaglia abbia acquisito le proprietà organolettiche tipiche del germinato: dentro la cuticola già si saranno innescati i processi di genesi.

Il processo si conclude con una veloce fase di sterilizzazione, semplice ma efficace, che prevede il riscaldamento del preparato con un forno a microonde fino a raggiungere una temperatura sufficientemente elevata, per poi raffreddare il tutto rapidamente attraverso un getto d’acqua fredda.

In commercio esistono apposite miscele formulate per la geminazione: personalmente preferisco quelle ricche di pisello, favino, sorgo e frumento (a germinazione veloce), prive di mais e con un’alta percentuale di semi oleosi, come girasole piccolo, canapa, niger; è inoltre preferibile utilizzare un misto a grana fine, in quanto al termine della preparazione le granaglie risulteranno più dure rispetto alla lavorazione con bollitura.

I semi germinati potranno essere forniti singolarmente oppure sarà possibile preparare una pastura composta da:

- 800 g di semi germinati

- 200 g parte di pastone all’uovo con almeno 21% di proteine o pastone per insettivori

- 2 cucchiai di olio d’oliva

- 2 cucchiai di polline d’api

- 3 cucchiai di lievito di birra in polvere per colombi (presenta alta percentuale proteica)

- 1 cucchiaio di aceto di mele

- preparato commerciale di calcio in polvere secondo la dose descritte sulla confezione

Tale pastura potrà essere conservata in frigorifero per un massimo di 3-4 giorni, grazie anche al condimento con olio e aceto che ne garantirà la conservazione.


Semi bolliti

A tal scopo è possibile utilizzare una miscela di granaglie destinate all’alimentazione di colombi viaggiatori o una miscela di legumi e cereali formulata per grossi pappagalli.

I vantaggi di questo secondo preparato sono innanzi tutto la consistenza morbida del composto, che lo rende facilmente digeribile anche dai giovani pulcini e che permette di addizionare sementi difficilmente consumabili crude, la sicurezza igienica, poiché la bollitura uccide qualsiasi patogeno indesiderato, e la digeribilità delle proteine, denaturate con le alte temperature.

Di contro, saremo penalizzati dalla perdita di numerose proprietà organolettiche, come le vitamine e gli amminoacidi termolabili, e dalla velocità di irrancidimento del composto una volta lasciato all’aria: per tale ragione, la somministrazione dovrà riguardare dosi strettamente giornaliere.

Un notevole punto a favore è anche l’economicità della miscela, reperibile ovunque a circa la metà del prezzo rispetto al mangime secco.

Il processo di preparazione prevede un ammollo di 24 ore, con la stessa procedura descritta per i semi germinati, seguita da una bollitura di 1 ora circa: successivamente la miscela sarà raffreddata e congelata in sacchetti monodose: il vantaggio in tutto questo sta nel poter ridurre anche settimanalmente la cottura dei semi.

Le tipologie di miscele che prediligo sono le formule ricche di semi proteici e calorici, ma poveri di grassi, che non potrebbero essere somministrati in altro modo: fagioli, ceci, granoturco, soia e via dicendo.

Il preparato bollito sarà alternato ai germinati, in diversa percentuale a seconda delle specie, e potrà essere fornito sia singolarmente che sotto forma di pastura, seguendo la stessa ricetta prima descritta: personalmente preferisco la prima opzione, per evitare di sovraccaricare gli animali, anche considerando che le granaglie di maggiori dimensioni vengono meglio consumate singolarmente.


Proteine animali


Ritengo questo tipo di integrazione proteica indispensabile nell’allevamento dei pappagalli, poiché la qualità (e la quantità) dei novelli cresciuti con un tasso proteico qualitativamente migliore è senz’altro apprezzabile.

Gli allevatori scelgono di utilizzare diverse tipologie di alimenti di origine animali:

- uova sode, fornite tritate insieme al guscio per aumentare l’apporto di calcio, ma impegnative da preparare e accompagnate inevitabilmente da un considerevole apporto di colesterolo e grassi saturi

- pastoni per insettivori mischiati ai semi cotti, molto graditi dagli animali, ma anche in questo caso spesso molto ricchi di grasso e dannosi a lungo andare per il fegato: in allevamento ne faccio uso, ma con parsimonia

- pastoni all’uovo, in cui la percentuale di proteine animali risulta poco rilevante

- carne di pollo bollita, una fornitura che può tornare utile con qualche specie un po’ particolare

Personalmente ho sempre preferito ricorrere a fonti proteiche provenienti da insetti o piccoli crostacei, molto graditi ed a mio avviso maggiormente efficaci: mi riferisco a bigattini, camole della farina o del miele e gamberetti gammaruse.

Le tarme della farina (più proteiche) e del miele (più grasse) saranno adoperate in modo mirato con specie delle tendenze frugivore che necessitano di un maggiore incipit per entrare in estro: sarà sufficiente fornire un paio di pezzi per coppia, ogni giorno, fino alla deposizione delle uova, per evitare fenomeni di aggressività. Sono reperibili nei negozi di pesca, ma occorre controllare la loro origine ed è preferibile spurgarle nella crusca: l’allevatore verace potrà anche considerare l’idea di riprodurle autonomamente per garantirsi una provenienza sana, in quanto con coppie restie alla riproduzione il cibo vivo può rappresentare una strategia vincente.

I gamberetti gammaruse, venduti in commercio essiccati per l’alimentazione dei rettili d’acqua, sono altrettanto graditi, ma meno grassi e eccitanti: ciò permetterà la somministrazione per tutto il periodo riproduttivo in associazione alla miscela umida, in ragione di una manciata abbondate per chilo di prodotto. Questi piccoli crostacei si rivelano altresì un’importante fonte di calcio per i nostri animali.

Infine parliamo dei bigattini: economici, magri, molto appetiti, proteici e digeribili. Sono anch’essi reperibili nei negozi di pesca, purché non siano trattati, e potranno essere forniti in seguito a una bollitura di circa due minuti.

Sarà sufficiente gettarli nell’acqua bollente, attendere che mutino di colore (da ocra a bianco latte), raffreddarli rapidamente sotto il rubinetto e, dopo averli ben scolati, congelarli nelle porzioni di cui necessitiamo.

Potranno essere somministrati insieme alla pastura o singolarmente in ragione di un cucchiaio di minestra al giorno, per le coppie di grossa taglia: nel periodo d’allevamento dei pullus, saranno largamente utilizzati per la loro alimentazione, senza suscitare problemi di aggressività nella maggior parte delle specie. Saranno ancor più graditi se mescolati a sfarinato di cocco con oli vegetali per insettivori.

Ho notato, grazie a questo tipo di alimento, mortalità molto minori e tempi di svezzamento accelerati.


Integratori

Largamente utilizzati impropriamente dagli ornicoltori, che tentano di forzare le proprie coppie alla riproduzione provocando poi problematiche di vario tipo, come aggressività, squilibri ormonali, eccessi e carenze alimentari.

In commercio sono venduti a tal scopo multivitaminici, prodotti a base di vitamina E e rafforzanti, immunostimolanti. Da parte mia ho sempre prediletto l’uso di prodotti naturali, come la frutta secca e l’olio di palma o d’oliva, ricchi di vitamina E e antiossidanti, ed integrazione di aloe vera nell’acqua di bevanda, come già ho spiegato in un altro articolo: essi potranno regalarci, oltre che una sicura garanzia di genuinità, anche una maggior efficacia, secondo la mia esperienza.