Negli ultimi anni ho avuto modo di addentrarmi nell’allevamento di questo curioso Psittacide endemico del Madagascar, fermatosi ad uno stadio evolutivo ancora primitivo e considerato da molti l’anello di congiunzione tra gli Psittaciformi e i columbiformi nell’albero filogenetico.
Certamente nell’aspetto esteriore, cosi come in alcuni moduli comportamentali e abitudini alimentari, è possibile vedere il vasa come una grossa tortora dipinta di nero, ma l’intelligenza e il fascino rimangono senz’altro quello di un pappagallo, di cui sono apprezzate le doti di parlatore e l’affettuosità di pet, in modo di gran lunga superiore alle specie da compagnia più conosciute.
Cercherò quindi di fornire qualche spunto per chiunque voglia avvicinarsi all’allevamento del genere Coracopsis o, perché no, desideri detenerne un esemplare come animale d’affezione.
Il genere Coracopsis è composto da tre specie: vasa maggiore (C. vasa), vasa minore (C. nigra) e C. barklyi, un tempo considerato sottospecie del nigra. Ogni specie di fatto è suddivisa in numerose sottospecie, sebbene il discernimento risulti assai difficoltoso, anche per il fatto che questi animali presentano un’elevatissima variabilità individuale.
Si presentano come pappagalli estremamente adattabili, tant’è vero che il loro areale di distribuzione si estende in ambienti molto diversi tra loro: savane, foreste, ma anche zone pianeggianti umide ed aride, senza spingersi oltre i 1000 metri di quota.
Sono animali incredibilmente longevi, capaci di superare il mezzo secolo di vita, e al contempo straordinariamente precoci dal punto di vista riproduttivo: anche il loro ciclo di cova è il più rapido osservabile in uno Psittacide.
Si tratta di uccelli gregari e formano stormi anche di duecento esemplari, sicché in cattività risulta assolutamente praticabile l’allevamento in colonia e la presenza di più coppie aiuta a stimolare la riproduzione. Il Coracopsis vasa presenta abitudini addirittura poliandriche, mentre il nigra risulta avere una biologia totalmente differente, anche a causa dell’aggressività del maschio.
Sono animali alquanto particolari, dal volo modulato ed elegante, consentito dalla sproporzionata apertura alare e dal profilo slanciato, che viene manifestato con straordinaria abilità nelle acrobazie aree. Ciò nonostante, amano spostarsi camminando e presentano un’andatura decisamente curiosa, con la testa protesa in avanti-basso e la coda relativamente più alta.
Il richiamo appare flautato e quasi piacevole, sebbene durante il periodo degli amori vengano emesse grida acute udibili anche a diverse centinaia di metri di distanza.
La struttura dovrà essere munita di un nido per tutto l’arco dell’anno, il quale tuttavia verrà impiegato dagli animali preferenzialmente durante il periodo riproduttivo. Fondamentale risulta lo schermare l’entrata della luce, attraverso tunnel d’ingresso, mensole interne in serie, forme ad L e doppie camere, cercando di trovare un compromesso tra l’oscurità della cavità ed il poter consentire una rapida e agevole uscita dal nido, prerogativa che ho osservato essere gradita dalle femmine riproduttive: foro largo e scala di risalita comoda aiutano in ciò.
Per quanto riguarda le dimensioni della camera di cova, in letteratura viene consigliata una base 40x40 per il vasa e 35x35 per il nigra. Sull’altezza della struttura esistono opinioni contrastanti, poiché se è pur vero che una buona estensione verticale garantisce privacy alla coppia, alcune femmine hanno mostrato preferire nidi dall’orientamento orizzontale.
I miei riproduttori, trovandosi possibilità di scelta, hanno optato per la nidificazione in una struttura di 40x40x70h, con tunnel d’ingresso lungo 30 cm e foro d’entrata di 15 cm di diametro.
Le pareti spesse risultano necessarie per garantire una sufficiente umidità interna, indispensabile per una corretta incubazione; non è invece necessario rinforzare eccessivamente gli spigoli dal momento che i soggetti non presentano propensione alla masticazione del legno.
Come substrato potremmo utilizzare un spesso strato (almeno 10 cm) di torba o fibra di cocco, più gradita ai riproduttori rispetto al tradizionale faggiolino, poiché la femmina, in presenza di un fondo più compatto, tenderà a scavare meno frequentemente, con minor rischio di danneggiare le uova. La fibra di cocco è altresì utile per mantenere constanti i livelli di umidità nella camera di incubazione.
Il programma alimentare che ho impiegato è basato su misto per colombi, integrato con ulteriori leguminose e semi oleosi per incrementarne il tenore proteico e grasso: tale composto sarà preparato in differenti modi, bollito o germinato a seconda che si voglia mantenere la coppia a riposo o si voglia indurla a riprodurre. Alimenti vegetali freschi ricchi di acqua dovranno essere somministrati quotidianamente in razioni abbondanti, per evitare fenomeni di secchezza del piumaggio.
Il coracopsis è per sua natura estremamente vorace, tanto da essere considerato specie dannosa per l’agricoltura allo stato selvatico, e appare capace di consumare porzioni notevoli senza pericolo di ingrassare.
I vasa sono ghiotti di mais sia ammollato, che germinato e immaturo. In particolare apprezzano le pannocchie lattiginose ancora immature. E’ inoltre raccomandabile fornire quotidianamente alimenti freschi e puliti, dal momento che questi pappagalli sono soggetti a contrarre fastidiose forme di micosi al becco.
Apprezzano le proteine animali che risultano a mio avviso indispensabili per un buon allevamento: l’alimentazione naturale comprende infatti diversi insetti e larve, che in cattività possono essere surrogati con cosce e ali di pollo bollite, che gli animali si divertiranno a spolpare fino a consumare il midollo osseo, ricco di amminoacidi solforati ottimi per il piumaggio. Del resto, anche allo stato brado sono stati osservati nutrirsi di carcasse.
Qualora gli esemplari non dispongano di una sufficiente esposizione ai raggi solari, sarà bene integrare vitamina D3, mentre durante il periodo riproduttivo ho impiegato integratori di vitamina E e proteine in polvere sugli alimenti.
Come accennavo, vasa e nigra risultano assolutamente predisposti ad essere tenuti come animali d’affezione. Risultano avere un’intelligenza superiore perfino ai cenerini e l’abilità alla parola è assai notevole. Secondo alcuni studi, infatti, sarebbero considerati gli psittacidi dal più alto quoziente intellettivo, caratteristica che li rende capaci di utilizzare utensili in maniera straordinariamente complessa.
Altro punto di forza risiede nella capacità di affezionarsi all’uomo, notevole a tal punto da portare un esemplare ad avere una totale dedizione per il proprietario; il tutto è abbinato a una scarsa aggressività e quasi nulla tendenza alla territorialità, soprattutto nei maschi. A ciò aggiungiamo l’indole relativamente bonaria, la taglia maestosa e la peculiarità di essere uccelli silenziosi, il che li rende adatti anche alla vita in appartamento.
Dal resto, risulta assai comune per la popolazione indigena del Madagascar possedere un vasa domestico, che segue il padrone in qualsiasi suo spostamento: purtroppo in Europa la diffusione come pet è stata assai ridotta, forse a causa dei colori poco appariscenti.
Una nota importante per l’allevamento a mano è sulla tipologia di alimento da utilizzare: i pulli si dimostrano più lenti a digerire rispetto ad altre specie, aspetto dovuto al fatto che il rigurgito della madre si presenta totalmente liquido e privo di grumi.
Pertanto, durante l’imbeccata dovremo prestare attenzione a fornire un preparato particolarmente liquido, ed evitare che il composto ristagni nel gozzo per più di una giornata.
Altro accorgimento da mantenere è quello di aggiungere al formulato commerciale del frullato di frutta, in particolar modo di papaya, molto utile per facilitare la digestione.
L’utilizzo di camomille e infusi al finocchio si riveleranno altresì indispensabili per aiutare i pulcini a svuotare gozzi troppo duri: è sempre bene ricordare di non riempire il piccolo in maniera eccessiva, per evitare di appesantirlo.